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THE PHAIR 2022

UGO MULAS
Dall'Italia del Dopoguerra all'America dell Pop Art

La visione di un collezionista

a cura di Chiara Massimello

Bar Jamaica, Milano, 1953 – 1954
Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati

Ugo Mulas è uno dei fotografi italiani più riconosciuti a livello internazionale.


Inizia a fotografare quasi per caso dopo aver scelto di abbandonare l’Università di Giurisprudenza, poco prima della tesi, per iscriversi all’Accademia di Brera. Ricevuta in prestito una macchina fotografica e i primi rudimenti tecnici, pensa di poter guadagnare qualcosa scattando immagini di reportage da vendere ai giornali. Sono gli anni del dopoguerra in una Milano da ricostruire. C’è molta povertà, ma anche fermento intellettuale intorno al Caffè Giamaica, punto di inizio di questa mostra.


Proprio l’estraneità iniziale di Mulas al mondo della fotografia lo rende più libero di raccontare e di esprimersi. Lontano dai circoli fotografici, comincia a realizzare opere documentarie, di ispirazione neorealista. La periferia della città, la stazione, le persone. Il clima culturale e l’atmosfera del tempo. Frammenti di realtà in cui ogni piccolo gesto o dettaglio diventa importante.

Sin dalle prime immagini di Milano degli anni Cinquanta, Mulas percepisce la possibilità del mezzo fotografico e inizia ad interrogarsi sull’interpretazione della realtà attraverso la fotografia. Per vent’anni, fino alla prematura scomparso a soli 44 anni, nel 1973, lavora incessantemente sviluppando, oltre ad una grande capacità tecnica e di inquadratura, una sensibilità psicologica e umana che si percepisce negli straordinari ritratti, soprattutto quelli realizzati a grandi pittori, letterati e rappresentanti della cultura del tempo. Occhio e obiettivo instaurano un dialogo profondo che va ben oltre la documentazione fotografica entrando nell’intimità della persona.

Ugo Mulas è la memoria fotografica della Biennale di Venezia dal 1954 al 1972, ma soprattutto è il grande narratore della scena artistica newyorchese degli anni Sessanta.

 

 

Robert Rauschenberg, New York, 1965 
Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati

Lucio Fontana, L’Attesa, Milano, 1964
Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati

Poco dopo la vittoria epocale di Rober Rauschenberg alla Biennale di Venezia del 1964, parte per New York dove, con l’aiuto del critico Alan Solomon, inizia a fotografare gli artisti, gli studi, le gallerie e il clima culturale della pop art e della scena artistica newyorkese: Andy Warhol, Frank Stella, Jim Dine, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg e Marcel Duchamp. Immagini intense in cui Mulas interpreta la personalità degli artisti e racconta i loro luoghi. Duchamp è immortalato in una sequenza di dieci immagini iconiche che ben esprimono la sensibilità descrittiva, la capacità narrativa e lo spessore intellettuale di Mulas. Una sorta di “azione fotografica” in cui l’artista è raffigurato nel suo atteggiamento del “non fare”, “l’atteggiamento del vivere e basta”. Mulas lo rende con il semplice camminare, lo stare seduto davanti ad una scacchiera di cemento nel parco senza neppure guardarla, il vagare per casa distrattamente, o l’andare al museo come un visitatore qualunque. Una riflessione sulla rappresentazione, sulla posa nel ritratto, sull’immagine che non è più documento ma stato mentale.

 

Le fotografie esposte provengono dalla collezione Massimo Prelz Oltramonti dedicata alla sperimentazione e all’innovazione della fotografia in Italia, dal 1930 al 1970.

 

Testi a cura di Chiara Massimello

Ugo Mulas nasce il 28 agosto 1928 a Pozzolengo nel Bresciano.

Dal 1948 si stabilisce a Milano e comincia ben presto a frequentare l’ambiente dell’Accademia di Brera dove entra in contatto con gli artisti e gli intellettuali che si ritrovavano al Bar Jamaica.
Affascinato dal mondo dell’arte, Mulas approda alla fotografia quasi per caso. La sua formazione è completamente autodidatta.
Egli comprende presto che essere fotografo vuol dire fornire una testimonianza critica della società nella quale egli vive: la società del dopoguerra. E’ proprio questa sensibilità che guida le ricerche di Mulas tra il 1953 e il 1954 con i primi soggetti: le periferie milanesi, la Stazione Centrale e gli amici del Bar Jamaica.
Significativo è l’incontro in questi anni con Mario Dondero con il quale realizzerà il suo primo reportage, pubblicato su “Le Ore”, alla Biennale di Venezia del 1954. Da questa esperienza, Mulas seguirà la manifestazione veneziana fino all’edizione del 1972.
 Nel 1958 al Jamaica, Mulas conosce Antonia Buongiorno, che diventerà presto non solo sua moglie ma anche compagna del mestiere, affiancandolo nella gestione di uno studio fotografico professionale.
Mulas matura in questo periodo il progetto di un reportage dedicato alla scena artistica italiana e internazionale. 

L’estate del 1964 è significativa per Mulas. Alla Biennale di Venezia viene presentata la Pop Art al pubblico europeo; inoltre il fotografo ottiene la collaborazione del critico Alan Solomon e l’appoggio del mercante d’arte Leo Castelli i quali introducono Mulas nel panorama artistico americano durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti.
Qui ha modo di documentare importanti pittori al lavoro tra i quali Frank Stella, Lichtenstein, Johns, Rauschenberg; e di ritrarre importanti presenze come Marcel Duchamp, Andy Warhol, John Cage.
La collaborazione con gli americani continuerà poi nel 1965 e successivamente nel 1967, anno nel quale Mulas presenta la sua analisi del lavoro degli artisti pubblicando il volume “New York: arte e persone”.
Il 1970 segna drasticamente l’attività di Mulas, il quale si ritroverà costretto a ridurre la sua attività di fotografo poiché gravemente ammalato. Tuttavia realizza in quest’anno un lavoro con Paolo Scheggi, il catalogo della mostra “Amore mio” organizzata da Achille Bonito Oliva e inoltre realizza un completo reportage della mostra “Vitalità del Negativo” sempre di quest’anno. Nel 1971 realizza un magnifico lavoro di riproduzione delle sculture di Fausto Melotti e nel 1972 porta a termine il suo lavoro concettuale, la serie “Le Verifiche”, iniziato nel 1968.

Si spegne a Milano il 2 Marzo 1973.

Due Opere fotografiche
dalle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea

Nella grande hall d’ingresso del Padiglione sono allestiti due capolavori in prestito dalle Collezioni Permanenti del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Le opere May Day IV (2000) di Andreas Gursky e Parking Lots (1967-99) di Ed Ruscha pongono l’accento sulla rappresentazione della folla il primo, la rappresentazione di spazi vuoti il secondo, laddove l’estrema folla vira sulla composizione astratta e l’estremo vuoto lascia emergere l’attesa metafisica delle persone. Il contrasto e la relazione tra le immagini introduce il visitatore all’esperienza della fiera nel grande salone attiguo a questo spazio.

 

The Phair 2022 ringrazia il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea per la collaborazione.

Visioni panoramiche di città, porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, interni di fabbriche, uffici, negozi o supermercati sono solo alcuni dei tanti soggetti indagati da Andreas Gursky (Lipsia, Germania, 1955) attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. Elaborando digitalmente i dettagli delle immagini scattate, l’artista costruisce monumentali rappresentazioni del mondo contemporaneo, documentando in senso critico alcuni aspetti della nostra civiltà. Al centro della sua ricerca Gursky pone talvolta l’essere umano, che quasi di necessità, viene sempre ripreso come parte di una moltitudine impegnata in un rito collettivo.

May Day IV appartiene a una serie di immagini dedicate a grandi folle di giovani riuniti in discoteca o in occasione di feste o concerti. Occupato nella sua interezza dalla moltitudine dei corpi, il campo dell’immagine è totalmente saturo, al punto da sottrarre alla visione il contesto nel quale si svolge la riunione. L’elaborazione digitale include l’aggiunta di colori che permettono di sottolineare la presenza dell’individuo nell’ambito della massa e la relazione di appartenenza e opposizione che lega l’uno all’altra.

Andreas Gursky
May Day IV, 2000
stampa cromogenica
208 x 508 cm
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Nel 1956, Edward Ruscha (Omaha, Nebraska, USA, 1937) si trasferisce da Oklahoma City a Los Angeles e l’incontro con le atmosfere della West Coast californiana influenza profondamente la sua visione. Dopo aver iniziato a lavorare come grafico per un’agenzia pubblicitaria, nel 1961 decide di dedicarsi interamente all’arte. Attento alla relazione tra il valore iconico delle immagini e la loro diffusione mediatica, oltre che alla pittura, Ruscha si dedica alla grafica, all’incisione, alla fotografia e alla produzione di libri. Composti da sequenze di fotografie – sia scattate personalmente dall’artista, che “trovate” – i suoi libri prendono a soggetto appartamenti residenziali, distributori di benzina, oppure piscine, proponendo catalogazioni sistematiche di alcuni aspetti peculiari del paesaggio urbano, con un rigore che solo apparentemente sembra ridurre l’impronta soggettiva dell’artista.

Al libro Thirtyfour Parking Lots in Los Angeles (Trentaquattro parcheggi a Los Angeles), 1967, segue nel 1999 un’edizione di trenta stampe in gelatina, Parking Lots, 1967-99, tratta dai negativi originali del libro. Nelle immagini, i parcheggi sono visti dall’alto, come nella fotografia aerea e le tracce a spina di pesce che li dividono l’uno dall’altro diventano simili a composizioni pittoriche astratte. I parcheggi fluttuano in uno spazio senza tempo, suggerendo il paradosso di una vita urbana che si estende senza persone, macchine o guidatori. In contrasto con questa atmosfera, le crepe nell’asfalto, le macchie e le sbavature d’olio possono essere letti come tracce di un tempo trascorso e di vite vissute.

Ed Ruscha
Parking Lots (Parcheggi), 1967-99
stampa gelatino bromuro d’argento
30 fotografie, 38 x 38 cm ciascuna
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Donazione Associazione Artissima

Web Tv

#INSTITUTIONS Importanti Istituzioni si presentano, contribuendo ad arricchire il dibattito intorno alla fotografia e all’immagine.

#COLLECTORS ON AIR Un programma di valorizzazione e promozione del collezionismo, pensato per raccontare e rendere fruibili al pubblico le collezioni private, a conferma del loro ruolo fondamentale nella diffusione di una cultura del contemporaneo e non solo. La narrazione trae ispirazione da un’opera specifica realizzata con il mezzo fotografico, un’opera scelta da ciascun collezionista come opera del cuore, così da mappare il collezionismo italiano attraverso la presentazione di storie particolari e uniche. 

#PEOPLE BEYOND THE FRAME Vede il coinvolgimento di artisti e persone legate al mondo della fotografia in un racconto ricco e vario legato all’immagine e ai suoi protagonisti.

Venerdì 27 maggio

11.30 Maurizio Galimberti, “Chiara”, 2022 – Chiara Casolo Ginelli e Christian Cesario in conversazione con Lorenzo Bruni e Roberto Casiraghi #COLLECTORS ON AIR

11.50 I Maestri Serie Oro – Flavio Favelli in conversazione con Elena Volpato #PEOPLE BEYOND THE FRAME

12.10 Politics through images – Paolo Ciregia in conversazione con Giangavino Pazzola e Gianluigi Recuperati #PEOPLE BEYOND THE FRAME

12.30 Tuan Andrew Nguyen, “The arrival of the boat people”, 2020 – Matteo Pozzetti in conversazione con Alessandro Carrer #COLLECTORS ON AIR

14.30 Giorgio Fasol in conversazione con Cristiana Colli #COLLECTORS ON AIR

15.00 Joel Peter Witkin, “Man with dog”, 1990 – Ettore Molinario in conversazione con Giangavino Pazzola #COLLECTORS ON AIR

15.20 Cristian Chironi, “Drive Tour no. 2”, 2018-2021 – Francesco Tampieri in conversazione con Giagavino Pazzola #COLLECTORS ON AIR

15.40 Gallerie d’Italia – Antonio Carloni in conversazione con Cristiana Colli #INSTITUTIONS

16.00 La Venaria Reale – Guido Curto in conversazione con Giangavino Pazzola #INSTITUTIONS

16.20 Like Pearl in my hand – Carina Hesper in conversazione con Sara Giuliattini #COLLECTORS ON AIR

16.40 Concerning Dante | Autonomous Cell – Jacopo Valentini in conversazione con Giangavino Pazzola #PEOPLE BEYOND THE FRAME

17.30 Curare un festival di fotografia: sfide e peculiarità – Rica Cerbarano in conversazione con Giangavino Pazzola #PEOPLE BEYOND THE FRAME

Sabato 28 maggio

14.20 Conversazione con Francesco Jodice – Francesco Jodice in conversazione con Elena Volpato, Conservatore della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino #PEOPLE BEYOND THE FRAME

14.40 Luca Gilli, “BLANK #2835”, 2009 – Fabio Gori in conversazione con Lorenzo Bruni #COLLECTORS ON AIR

15.00 Ruben Brulat, “Flirt”, 2012 – Mariangela Cambria in conversazione con Lorenzo Bruni #COLLECTORS ON AIR

15.20 Photography between activism and curating – Marina Paulenka in conversazione con Giangavino Pazzola #PEOPLE BEYOND THE FRAME

16.00 Giovani artisti alla fine anni degli 90 e la fotografia – Giacinto Di Pietrantonio in conversazione con Lorenzo Bruni e Luca Panaro #PEOPLE BEYOND THE FRAME

16.40 Immagini curate: tra impresa e attivismo culturale – Chiara Capodici in conversazione con Giangavino Pazzola #PEOPLE BEYOND THE FRAME

17.00 In the Making – Onorato & Krebs in conversazione con Giangavino Pazzola #PEOPLE BEYOND THE FRAME

Domenica 29 maggio

14.30 Cortona On The Move: biografia di un festival – Veronica Nicolardi in conversazione con Giangavino Pazzola #PEOPLE BEYOND THE FRAME

15.00 A distanza siderale – Tranchina in conversazione con Giangavino Pazzola #PEOPLE BEYOND THE FRAME

15.30 Sofia Uslenghi. Tra immagine speculativa, autoritratto e territorio – Sofia Uslenghi in conversazione con Giangavino Pazzola #PEOPLE BEYOND THE FRAME

Programma in aggiornamento

                                                                     SONDARE 

                                                                         WORKSHOP A CURA DI JACOPO BENASSI

SONDARE, suonare, ricercare, documentare, registrare, amplificare, conoscere il proprio corpo attraverso una fotocamera, un microfono e le immagini in tempo reale. Un gruppo di lavoro che si concentrerà sul tema dell’autorappresentazione osservandosi da entrambi i lati della fotocamera, insieme soggetto e oggetto della messa in scena. Proposito finale è creare una pubblicazione dettata dal ritmo che obbligherà a diverse rinunce prima di arrivare ad un ottimo risultato conclusivo. Il lavoro durante il workshop non è premeditato e non è frutto di programmazione precisa: esistono solo alcune linee di base da cui muovere. La produzione fotografica, risultato dei tre giorni di workshop, sarà esposta a The Phair nella giornata di domenica 29 maggio 2022.

Con l’intento di promuovere attività di formazione avanzata in fotografia e arti visive, The Phair, in collaborazione con l’ISIA di Urbino, presenta SONDARE, workshop di tre giornate condotto da Jacopo Benassi, autore d’eccellenza nel panorama artistico internazionale.
Il workshop si svolgerà durante il periodo di The Phair, dal 26 maggio al 28 maggio 2022, e si concluderà con la presentazione dei lavori realizzati dai partecipanti, allestiti all’interno del Padiglione Espositivo per tutta la giornata di domenica 29 Maggio.

Il workshop è rivolto a tutti coloro che desiderano esplorare pratiche artistiche e laboratoriali, con l’obbiettivo di scoprire nuove e differenti visioni sulla fotografia, intesa quale processo aperto che mette sempre in gioco tanto l’individuo quanto il campo sociale cui appartiene. Il numero di posti disponibili è limitato: 5 tra studenti di accademie d’arte e fotografi potranno partecipare compilando il modulo sotto riportato. Al raggiungimento del limite di candidati non sarà più possibile iscriversi e la Segreteria Organizzativa di The Phair comunicherà l’eventuale raggiungimento della capienza massima.

Il costo di partecipazione è di € 250,00; alla fine del corso verrà rilasciato un attestato firmato da Jacopo Benassi, dal Presidente del Consiglio Accademico dell’ISIA di Urbino, Jonathan Pierini, e dal Coordinatore del Programma Educational di The Phair, Alessandro Carrer.

ORARI

Giovedì 26 maggio dalle 14.00 alle 18.00
Venerdì 27 maggio dalle 11.00 alle 19.00
Sabato 28 maggio dalle 11.00 alle 20.00

Il workshop si svolgerà all’interno del Padiglione Espositivo di The Phair in Via Petrarca 39/B, Torino.

FEE

Il costo delle tre giornate del Workshop è di € 250,00, l’ammontare dovrà essere corrisposto entro il 19 maggio 2022.

Le Domande di Partecipazione, compilate e firmate, dovranno essere inviare via mail a Cecilia Sacerdoni entro il 17 maggio 2022: cecilia@thephair.com

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